mercoledì 29 aprile 2009

REGIONE LAZIO: PRC ESCE DALLA MAGGIORANZA

COMUNICATO STAMPA

  “Rifondazione lascia la maggioranza di governo della Regione Lazio”. La decisione è stata presa ieri sera all’unanimità dal Comitato politico regionale e comunicata oggi nel corso di una conferenza stampa dalla segretaria regionale del Prc  Loredana Fraleone e dal capogruppo alla Pisana Ivano Peduzzi. “Una decisione – ha spiegato Fraleone -  su cui la condivisione del partito è stata totale, fondata su ragioni oggettive. Abbiamo assistito a un progressivo allontanamento del presidente Marrazzo da quelli che erano gli impegni programmatici e nell’ultima fase a una vera e propria rottura. Basta pensare al ticket sanitario, che inizialmente era stato abolito e che ora è stato reintrodotto e persino aumentato rispetto a quello di Storace, e al caso emblematico dell’inceneritore di Albano a cui la Regione  ha dato il via libera nella Conferenza dei servizi della settimana scorsa. Ma così facendo Marrazzo non ha rotto solo con noi,  ha rotto anche con la cittadinanza. Il suo livello di compromissione  con i poteri forti è tale che non crediamo si spezzerà da qui a un anno. Certo, tutto è possibile. Ma se la situazione resta questa non potremo condividere una eventuale sua ricandidatura. Questo per noi è un elemento di coerenza”.
 “Gli impegni che erano stati presi  in campagna elettorale  - ha aggiunto Fraleone - sono diventati carta straccia. Il caso dell’inceneritore di Albano e della turbogas di Aprilia la dicono lunga su come vengono affrontate le questioni di carattere ambientale e persino industriale. La crisi che viviamo impone scelte alternative e politiche ambientali che creino una nuova concezione dello sviluppo e nuova occupazione.  Nel Lazio, assistiamo a una deriva privatistica che impoverisce una serie di attività strategiche che potrebbero rispondere alla crisi. Marrazzo mostra un’incapacità di cogliere questi nodi e una subalternità rispetto alle politiche nazionali che consegnano al mercato settori importanti” . 
 “Da mesi  – ha proseguito Peduzzi - chiediamo un confronto sul programma di fine legislatura ma non abbiamo ricevuto da Marrazzo nessuna apertura. Si sancisce così la volontà di fare a meno del partito della Rifondazione comunista”. Poi tornando sulle prossime regionali ha aggiunto: “ La presentazione di Marrazzo come candidato significherebbe che il Pd intende consegnare la Regione al centrodestra. Se, invece, la scelta cadrà su un candidato diverso vorrà dire che il quadro sta cambiando e a quel punto valuteremo il da farsi. Oggi alla Regione siamo in un clima berlusconiano. E’ più di un anno e mezzo che non si fa una riunione di maggioranza e si prendono decisioni oligarchiche da parte di una Giunta monocolore. Siamo  allo svuotamento delle istituzioni democratiche e del ruolo costituzionale degli enti locali”.
 
 
                                                                                    Roma, 28 aprile

martedì 28 aprile 2009

PROVOCAZIONE ALLA AUSL/RM/D ........L'ENNESIMA....!

...Ieri, 27 Aprile, si è svolta una partecipata assemblea pubblica nei locali AUSL del TSMREE,i n Via del Sommergibile, dove hanno parecipato lavoratori/trici, cittadidi utenti e delegati/e della RSU, per discutere sulle problematiche riguardanti i Servizi Socio Sanitari del 13 Municipio - Distretto 2, anche in seguito alla chiusura del presidio Sant'Agostino e al trasferimento e alla collocazione dei servizi, ivi esistenti.

Per tutta risposta dalla Direzione Generale della AUSL/RMD, tramite gli organi di informazione ( Ostia Oggi ) viene riportato un'attacco al sottoscritto e di conseguenza al Coordinatore RSU, Eugenio Bellomo accompagnato da espliciti " inviti" , nei miei confronti che in realtà sono veri e propri "avvertimenti minacciosi", paventando, inoltre, che le dichiarazioni e le critiche da me fatte risponderebbero solo ad una...." posizione strumentale e di carattere " politico "...." ...sic!!!
La Direzione Aziendale nel suo comunicato, negando, peraltro, l'evidenza, non solo sostiene che, quanto espresso, dal sottoscritto ,in merito allo stato e alla condizione dei Servizi Socio Sanitari non corrisponda alla realtà.......per questo ci sono i fatti a parlare e le segnalazioni e le denunce che da tempo stiamo facendo...., ma entra nelle questioni di vita interna e nelle scelte sindacali, sostenendo che io non avrei titolo a parlare perchè il Coordinatore della RSU è Eugenio Bellomo.

Ricordiamo ai questi Padroni della Cosa Pubblica che il Coordinatore della RSU ha una funzione di Coordinamento e che ciascun delegato ha il diritto , nonchè il dovere di esprimere e rappresentare le istanze e le problematiche relative alla difesa dei diritti delle/gli lavoratrici/tori edegli stessi cittadini/utenti e che un conto è il rapporto, dentro un sistema di relazioni sindacali CORRETTE, dove ciascuno ha il suo ruolo, la sua funzione e le sue prerogative, altro è l'autonomia e la libertà dell'essere e dell'agire sindacale, per non parlare della libertà d'espressione e la libera circolazione delle idee che riguarda ciascun cittadino..... LA COSTITUZIONE ANCORA ESISTE....!
Indubbiamente il Berlusconismo ha fatto lezione e proseliti...........
Questo è un'ulterio episodio di una lunga serie fatta di trasferimenti punitivi, vessazioni, intimidazioni che da tempo regnano nella AUSL RM/D, ci si chiede solo una cosa dove sono le forzze politiche di sinistra, di centro e, perchè no di destra...? Fanno finta di non sapere?

Le cose che da più parti, al buio dei riflettori ,vengono dette perchè non divengono una chiara presa di posizione contro un modo di gestire la Cosa Pubblica come se, questa, fosse una Cosa Loro che non appartiene ai cittadini e a chi ci lavora???!!!
Rivolgo un appello alle Organizzazioni Sindacali tutte, alle Associazioni, alle Forze Sociali e Politiche per promuovere un confronto pubblico......PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI....!........INTANTO CHIEDIAMO CHE LA RSU INDICA UN'ASSEMBLEA PRESSO LA SEDE AZIENDALE DI CASAL BERNOCCHI....!!! Cari saluti, cesare

28/04/2009

giovedì 23 aprile 2009

Obama, Cuba e l'America Latina che cambia

Obama, Cuba e l'America Latina che cambia

«L'America Latina è la regione delle vene aperte. Dalla sua scoperta fino ai giorni nostri tutto si è sempre tramutato in capitale europeo o, più tardi, americano e come tale si è accumulato e si accumula in lontani centri di potere. Tutto: la terra, i suoi frutti e le sue profondità ricche di minerali, gli uomini e la loro capacità di lavoro e consumo, le risorse naturali e quelle umane. Il modello di produzione e la struttura delle classi sociali sono state successivamente determinate, dall'esterno, attraverso la loro incorporazione nell'ingranaggio universale del capitalismo». Sono brani tratti da "Le vene aperte dell'America Latina", di Edoardo Galeano, un saggio straordinario.

Fabio Amato
Il presidente Chavez non poteva scegliere libro più appropriato da regalare a Barack Obama in occasione del vertice delle americhe svoltosi nei giorni scorsi a Trinidad e Tobago. Mi era capitato di riprenderlo fra le mani pochi giorni fa, per prepararmi ad un'iniziativa pubblica con Ignacio Ramonet, già direttore de "le Monde Diplomatique", nonché profondo conoscitore del continente sub americano e sostenitore della primavera latinoamericana. E' un libro affascinante per come è scritto ed è imprescindibile, per chiunque voglia conoscere e capire quanto profonde sono state le ferite di secoli di colonialismo ed imperialismo che hanno nei decenni perpetrato ingiustizie e rapina di risorse in quel l'angolo di pianeta, il continente con le più grandi disuguaglianze sociali del mondo.Dove un'elite piccola, grazie a sanguinarie dittature e all'appoggio incondizionato e sistematico delle varie amministrazioni nordamericane, ha depredato le sue immense ricchezze in complicità con le multinazionali del gigante del nord americano e dell'Europa, lasciando milioni di disperati nelle favelas e nella miseria.
Leggendo le pagine di quel libro, si capisce molto facilmente il perché, per tutti i paesi dell'America Latina, la Rivoluzione cubana - quella di una piccola isola dei caraibi, che dista solo 90 miglia dalle coste della Florida - rappresenti ancora oggi un simbolo di dignità e di riscatto. Sono Lula, il presidente vescovo Lugo, insieme a Chavez, Correa, Morales e a tanti altri a chiedere con determinazione, dal primo momento in cui si sono insediati, che gli Stati Uniti rimuovano il blocco commerciale ed economico che dal 1962 strangola l'economia dell'isola ribelle.
La rimozione dell'embargo è quindi una questione che va aldilà dei rapporti bilaterali fra Cuba e Stati Uniti. E' una precondizione per un nuovo inizio con tutta l'America latina. Perché rimuovere l'embargo significa porre fine alla disastrosa ed immorale dottrina di politica estera per la quale l'America Latina era il giardino di casa degli Stati Uniti. Cuba è per tutti questi popoli un simbolo di resistenza e difesa della propria sovranità e del proprio diritto all'autodeterminazione, contro le pretese egemoniche e neocoloniali. Porre fine al blocco significa rinunciare ai tentativi costanti ed anche recenti di Washington di voler scegliere il destino dei paesi considerati poco più che colonie, dall'appoggio ai colpi di stato e ai disegni di destabilizzazione, che non sono ancora finiti, e non appartengono solo al secolo scorso.
Basti pensare al fallito colpo di stato contro il Venezuela del 2002, o all'appoggio sfacciato dell'ambasciatore nordamericano all'oligarchia boliviana della mezza luna, nel suo intento, tutt'altro che sopito, di sabotare e rimuovere Evo Morales. Solo pochi giorni fa, vale la pena ricordarlo, Morales è scampato ad un piano di assassinio nei suoi confronti. Un nuovo inizio quindi significa rispettare la sovranità ed il diritto all'autodeterminazione di tutti i popoli latinoamericani.
Rimuovere l'embargo è quindi precondizione per aprire un nuovo inizio non solo con Cuba, ma con tutti i paesi oggi governati da forze progressiste e di sinistra, con programmi antiliberisti che hanno come priorità la difesa delle risorse nazionali e la redistribuzione della ricchezza. Il blocco commerciale contro Cuba è un atto illegittimo e contro il diritto internazionale. Condannato per ben 17 volte di seguito da parte dell'assemblea generale delle Nazioni Unite con il voto favorevole di tutti gli Stati del mondo, tranne Usa, Israele e qualche isoletta paradiso fiscale. Un blocco che ha significato per Cuba e il suo popolo costi economici e politici altissimi.
Non è solo Fidel Castro a sostenere che la sua rimozione è un atto di giustizia e di risarcimento di 50 anni di assedio, nonostante il quale Cuba ha mantenuto le sue conquiste sociali, e continuato ad esportare istruzione e cultura in tutta l'America Latina e in Africa. E' stata Cristina Kirchner, la presidente argentina, che ha rivolto le seguenti parole a Barack Obama: «La fine dell'embargo contro Cuba non può essere un punto di arrivo di un percorso ma una precondizione». Anche l'Argentina, d'altronde, ha tristi ricordi di cosa ha significato l'interesse di Washington per i suoi destini. E ha subìto le conseguenze del modello neoliberale imposto dagli organismi che hanno guidato la globalizzazione capitalista.
Certo, per Obama, non sarà semplice rimuovere in due giorni un blocco che dura da decenni. Ma coloro sostengono che aver ribadito la permanenza del blocco sia un favore a Cuba e a Fidel fanno un'offesa alla verità, oltre che dire una grandiosa stupidaggine. Forse una copia del libro di Galeano andrebbe regalata anche a loro. Cuba stessa, per la prima volta, ha chiesto formalmente una sua sospensione per via dei devastanti uragani che l'hanno flagellata nello scorso anno, con per fortuna pochissime perdite umane, grazie al suo sistema di prevenzione, preso a modello dalle Nazioni Unite.
La risposta da parte di Bush è stata naturalmente la chiusura totale. Oggi Obama, rimuovendo solo le nuove sanzioni che proprio Bush aveva introdotto, dà un segnale di speranza, ma che in termini concreti significa ben poco. Anche da L'Avana, Raul, ha aperto al dialogo. Chavez, reinviando un diplomatico negli Usa, ha fatto lo stesso. Ma alle dichiarazioni devono seguire gesti concreti. Per questa ragione, il testo finale dell'incontro, nel quale non vi era accenno alla rimozione del blocco, non è stato firmato per l'opposizione dei paesi dell'Alba. Che non lasceranno sola Cuba nella sua battaglia per la difesa del suo diritto all'autodeterminazione. E che chiedono che a cambiare sia una storia, lunga decenni, di sopraffazioni e di ingerenze. Una storia che è stata negli anni recenti quella del tentare di imporre trattati di libero scambio e di politiche economiche volte a impiantare quel modello neoliberista che sta crollando su se stesso, a partire dagli Stati Uniti.
Sempre Galeano, in un'intervista all' Unità del 2002 sull'America latina e la crisi argentina, descriveva tutto ciò con queste profetiche parole: «Oggi stiamo ipotecando il destino di intere generazioni. Il meccanismo dei prestiti internazionali è come un cappio stretto intorno al collo di un condannato che si lascia deliberatamente in fin di vita. Il debito estero di fatto impedisce ai governi democraticamente eletti di decidere quale tipo di politica economica e sociale utilizzare per risolvere i problemi strutturali tipici dei paesi del cosiddetto terzo mondo. In America Latina non vola una mosca senza il permesso dell'alta finanza internazionale. I tecnici e gli economisti degli organismi finanziari decidono su tutto. I nostri paesi non sembrano capaci di governarsi da soli e ricorrono a governanti che sono teleguidati dall'esterno, come marionette. Ogni volta che un ministro dell'economia sudamericano vuole emettere un decreto, anche il più piccolo e insignificante, anche per decidere se dipingere una porta o cambiare un citofono, viaggia prima a Washington per chiedere il permesso. Questa è la regola d'oggi: i creditori possono decidere assolutamente tutto nella vita dei debitori. Arrivano i prestiti, ci strangolano con condizioni che bloccano il nostro futuro, ci fanno pagare quattro dollari per ogni dollaro che riceviamo e noi in coro diciamo "che bello", "che fortuna, siamo finalmente incorporati alla cosiddetta comunità internazionale". Abbiamo bisogno di recuperare la nostra ormai perduta dignità nazionale. Ma non è facile».
Non sarà facile uscire dal neoliberismo e da questo modello economico, ma ora, l'America latina, grazie anche a Cuba e alla sua dignità, ci sta davvero provando. Ed è questo il nuovo inizio di cui c'è bisogno.

Liberazione
21/04/2009

25 aprile: ORA E SEMPRE RESISTENZA!


L'idea sarebbe di partecipare alla manifestazione a Roma e poi al ritorno fermarsi ad Acilia, piazza capelvenere, per il pranzo organizzato dal circolo di RIFONDAZIONE COMUNISTA.
Chi è interessato può dare conferma a Marco, così può avvisare i compagni di Acilia.
Per andare a Roma, l'appuntamento è alle 9.15 alla stazione lido centro, per prendere il trenino delle 9.30.

lunedì 20 aprile 2009

liberazione


Beppe Lopez

Fare di necessità virtù. E’ la via per uscire “da sinistra” dalla crisi economica. Ed è la via che “Liberazione” sta cercando di imboccare per trasformare le sue attuali difficoltà in opportunità. Non sarà facile. Ma di una cosa si può star certi, sin d’ora: che il nostro giornale uscirà da questa sua fase entrando nel mondo della comunicazione globale. In Internet.

Sinora, cliccando www.liberazione.it, ogni persona, in ogni parte del mondo, poteva leggere tutto il giornale, scaricato automaticamente in rete dal nostro sistema editoriale. Una comunicazione unilaterale e arcaica, che privava i nostri lettori ed il nostro giornale di tutte le potenzialità informative e partecipative offerte dalla rete.

Annunciamo ora che, in tempi ragionevolmente brevi, “Liberazione” sarà presente in rete con un proprio sito. Ci stiamo già lavorando. E perciò, per ragioni tecniche, da oggi i nostri frequentatori di rete potranno trovare solo la prima pagina.

Scusandoci per questo, diciamo che il nostro sito sarà, innanzitutto, un blog. Uno spazio democratico interattivo, nel quale si realizzi - nel migliore e più efficace dei modi - l’incontro tra informazione e comunicazione, fra tecnica della gerarchizzazione delle notizie e verifica puntuale della sua correttezza, fra realtà raccontata dai raccontatori di professione e realtà vissuta in prima persona.

Oggi la rete tende a differenziarsi e quasi a spaccarsi in due: da una parte il “magma” informativo e partecipato, senza “gerarchie” ma spesso anche confuso e confondente, e dall’altro le “grandi testate”, che insieme alla Grande Informazione impongono, grazie alla professionalità di chi le fa, la gerarchia delle notizie che fa comodo a lorsignori.

“Liberazione” tenterà una terza via, che è poi quella semplicemente richiesta dalle persone in carne ed ossa e consentita dalle tecnologie: stare in quel “magma” con capacità tecniche e onestà intellettuale e, insieme, non perdere di vista la grande informazione, ponendosi rispetto ad essa come osservatorio critico.

Stiamo lavorando alla definizione di un contenitore vivace, moderno, capace di parlare di cose e valori permanenti con un linguaggio moderno. Lo faremo con gradualità, misurando quotidianamente i passi possibili, ma questa è la direzione di marcia. Progressivamente, troverete nel sito una serie di “servizi” non solo per capire la politica e i problemi del mondo, ma anche per capire e vivere la libera, concreta e democratica convivenza con gli altri e con i “diversi”. Le notizie in aggiornamento sistematico, l’anticipazione di servizi e inchieste, l’aggiornamento sul dibattito politico, le storie delle persone, i video, le vignette, una selezionata rassegna stampa... E soprattutto spazi privilegiati per i lettori, i compagni, i cittadini, gli individui, che potranno dire la loro (e chiedere e ottenere, quando lo riterranno, risposte) in una misura e con una evidenza ben maggiori di quelle consentite dai limiti del giornale di carta.

lunedì 6 aprile 2009

DISMISSIONE ENASARCO: FIRMA ANCHE TU PER RIMETTERE IN DISCUSSIONE L'ACCORDO

FIRMA ANCHE TU
PER LA REVISIONE DELL’ACCORDO FIRMATO
TRA LA FONDAZIONE ENASARCO E I SINDACATI
SENZA IL CONSENSO DEGLI INQUILINI.
• Il prezzo di vendita di partenza deve essere fissato al gradino più basso (e non al prezzo medio) del valore indicato dalle agenzie territoriali, deve tenere conto dello stato di conservazione dell’immobile e dell’anzianità di residenza nell’alloggio.
• Lo sconto del 40% (e non del 30%) deve essere applicato direttamente ad ogni inquilino al momento dell’opzione d’acquisto.
• La Regione e il Comune insieme ai Municipi, devono garantire piena tutela per tutti coloro che non optano per l’acquisto, soprattutto per i soggetti deboli (anziani ultrasessantacinquenni, invalidi, nuclei con redditi derivanti da lavori precari, monoreddito e disoccupati), anche attraverso l’acquisizione diretta degli alloggi invenduti.
• Allargamento del Fondo regionale per l’erogazione dei mutui agevolati con il tasso d’interesse all’1% (e non mutui affidati alle banche).
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La raccolta deve terminare entro il 30 aprile 2009 e quindi per quella data ognuno deve impegnarsi a farli arrivare in Via dell'Aeroporto 129.
Per eventuali chiarimenti potete chiamare STEFANIA: tel. 3462125263
AS.I.A. – RdB e Coordinamento dei comitati degli inquilini Enasarco - Via dell’Aeroporto, 129 00175 Roma Tel. 06 7628280 - fax 7628233 e-mail: info@asia.rdbcub.it sito: www.asia.rdbcub.it

STRISCIONE CIRCOLO

venerdì 3 aprile 2009

Comunicato stampa

Contro le dimensioni strutturali del razzismo che scaturiscono dalla proliferazioni di politiche e pratiche istituzionali che promuovono comportamenti discriminatori e violenza.
Assemblea nazionale degli immigrati e delle immigrate
Roma 5 aprile 2009

Il prossimo 5 aprile si incontreranno a Roma cittadini immigrati e immigrate proveniente da tutta Italia, tra essi portavoce di organizzazioni e singoli individui. All'ordine del giorno, la discussione sulla necessità di opporre all'onda razzista, xenofoba e discriminatoria seguita ai nuovi provvedimenti dell'attuale governo - che si sommano alle conseguenze devastanti prodotte dalla Bossi-Fini - una risposta responsabile e tempestiva che parta dagli stessi immigrati/e.
I promotori concordano nel affermare che la grave crisi economica e sociale che colpisce l'intera collettività tocca in modo particolare lavoratrici e lavoratori immigrati. Oltre a licenziamenti e cassa integrazione i migranti sentono che la loro scelta di costruire un futuro in questo paese corre un serio pericolo, essi infatti rischiano:
- di perdere il permesso di soggiorno perché legato indissolubilmente al contratto di lavoro;
- di perdere l'alloggio non potendo più pagare affitti e mutui;
- di finire nei centri di detenzione e identificazione;
- e infine di venire espulsi, una volta costretti alla clandestinità.

E affermano che è necessario rilanciare il protagonismo e l’auto-organizzazione, l’auto-rappresentanza e l’autotutela dei cittadini immigrati attraverso azioni e iniziative da concordare e mettere in atto in tempi brevi tra cui:

1)riprendere la lotta per la cittadinanza: riconoscimento ai figli nati in Italia di essere italiani dalla nascita; denuncia delle lungaggini e l'uso improprio della discrezionalità nella concessione della cittadinanza;
2)costruire una campagna che preveda non solo l’appoggio agli operatori sanitari che rifiutano i recenti provvedimenti del decreto sicurezza, ma anche una raccolta firme locale e nazionale per chiedere l'abolizione delle norme che si configurano come attacco specifico ai cittadini immigrati contenute in questo decreto, in altri decreti e nelle ordinanze comunali

L'assemblea del 5 aprile costituisce un importante appuntamento nazionale pubblico e sarà la sede dove decidere, in forma assembleare e partecipata, quale organizzazione o soggetto, quali strumenti e metodologie usare per ottenere il rispetto dei cittadini immigrati, dei loro diritti e la garanzia di sicurezza per l'intera società di cui sono una parte importante.

Promuovono:
Ass. Dhuumcatu (Roma); Ass. UCI (Roma); Ass. FOCSI (Roma); Ass. Bangladesh (Roma); Comitato Immigrati (Roma); Uai (Como); Sdl intercategoriale; Ass. Insieme per la pace (Milano); Ass. Todo cambia (Milano); Centro delle Culture (Milano); Ass. Senegalesi Toscana; Ass. Punto di partenza; Movimento lotta per la casa (Firenze); Ass. Senegalesi (Firenze); Ass. El Mastaba (Firenze); Ass. Arcobaleno (Riccione); Sunugal (Milano); FAT; Studio 3R di mediazione; MFMA Ecuador; Centro delle Culture (Firenze); Comitato Immigrati (Napoli); Andres Barreto (Roma); Vojslao Stojanovrc (resp. Immigrazione PRC-Torino); Mohamed Badaoui.

- 3398127020 / 3479250741 / 3392328678 / 3402392099 -

mercoledì 1 aprile 2009

Conferenza stampa alle ore 12 in via delle Vergini

Roma, 1 apr. (Adnkronos) - ''Abbiamo assistito con sgomento al consiglio straordinario di ieri indetto per discutere il progetto della Casa della Cultura nell'ex colonia Vittorio Emanuele di Ostia. La maggioranza in XIII Municipio ha violato le norme di legge sugli appalti pubblici votando una delibera che cambia la destinazione d'uso degli spazi della ex colonia, destinandoli a funzioni che nulla hanno a che vedere con quelle stabilite dalla gara d'appalto''. Lo sostengono in una nota i cittadini della Rete Sociale del municipio XIII di Roma, che, ''per denunciare la violazione delle piu' elementari regole democratiche'' e ''il mancato rispetto delle procedure'' indicono per domani una conferenza stampa alle ore 12 in via delle Vergini nella sede dei gruppi consiliari comunali.

La giunta Vizzani, sostengono, ''intende sostituire i servizi sociali e culturali previsti dal progetto originario (gia' finanziato con 3 milioni di euro da Comune di Roma e Regione Lazio) con le stanze dell'ufficio tecnico e la caserma dei Vigili urbani''.

Conferenza stampa

Roma, 1 apr. - (Adnkronos) - ''Un consiglio municipale blindato, strade chiuse e presidiate dalle forze dell'ordine, una maggioranza sorda alle richieste della cittadinanza e un atteggiamento offensivo nei confronti dei rappresentanti della Regione intervenuti in aula''. Cosi' il capogruppo del Prc alla Pisana, Ivano Peduzzi, commenta il consiglio straordinario del Municipio XIII di Roma che si e' tenuto ieri per decidere le sorti della Casa della cultura nell'ex colonia 'Vittorio Emanuele' di Ostia.

''Ero presente in aula, insieme all'assessora regionale alla Cultura, Giulia Rodano, per aprire un confronto con l'amministrazione locale e chiarire cosi' l'utilizzo di un milione di euro stanziati dalla Giunta regionale nel 2006, a sostegno del progetto delle associazioni. La Casa della cultura ha infatti ricevuto un finanziamento congiunto Comune-Regione, pari a complessivi tre milioni di euro. Per questo, ho chiesto piu' volte al presidente Vizzani di sospendere la seduta per aprire un tavolo istituzionale di confronto. Cio' nonostante - continua Peduzzi - la maggioranza di centrodestra, con un blitz che non esito a definire autoritario, ha deciso comunque di procedere al voto facendo passare una delibera che cambia la destinazione d'uso degli spazi dell'ex colonia, senza lasciare all'opposizione neanche il tempo necessario per il dibattito''.

''Questo episodio - continua - oltre a rappresentare un gravo sgarbo istituzionale e a violare con ogni probabilita' le norme di legge sugli appalti pubblici, ha inevitabilmente creato una forte tensione sociale che e' sfociata nel malumore espresso dai rappresentati delle associazioni che assistevano alla seduta. Contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali, i cittadini hanno solo manifestato legittimamente il loro dissenso, opponendosi come potevano a una votazione che, di fatto, ha stravolto il progetto originario senza tener conto delle parti in causa. Per questo motivo - conclude il capogruppo di Rifondazione comunista - prendero' parte alla conferenza stampa indetta dai rappresentanti dei cittadini e che si terra' domani, alle 12, in via delle Vergini''.

EMERGENZA DEMOCRATICA NEL TREDICESIMO MUNICIPIO

Dopo l’incredibile consiglio municipale di ieri, blindato dalla polizia e dai carabinieri, la giunta Vizzani ha confermato la sua intenzione di cancellare il progetto di Casa della Cultura, violando le elementari regole democratiche e probabilmente anche delle procedure sulle norme degli appalti pubblici. Anche l’assessore regionale Rodano che ha partecipato alla riunione evidenziando il vincolo socio culturale del finanziamento della Regione Lazio, è stata A PIU RIPRESE derisa, con frasi come: “...qui comandiamo noi....questa chi l’ha invitata....” Oggi su alcuni organi di stampa leggiamo l’inverosimile, si parla di aggressione ai danni dei consiglieri della maggioranza!!! La vera aggressione è ai danni dei cittadini a cui Vizzani vuole sottrarre funzioni sociali e culturali sostituendole con funzioni tecniche fittizie che nulla hanno a che fare con il progetto originario. Denunciamo una vera e propria emergenza democratica sul ns territorio. Abbiamo indetto una conferenza stampa per domani in Campidoglio alle ore 12 (dobbiamo avere la conferma della sala), a cui è importante partecipare numerosi per dare il segno di una reazione civile e di una mobilitazione forte e allargata. Il Cantiere sociale
01/04/2009