domenica 22 marzo 2009

Convocazione assemblea immigrati/e


ASSEMBLEA NAZIONALE DEGLI IMMIGRATI E DELLE IMMIGRATE
“Per riuscire a cambiare realmente le nostre vite in Italia, in Europa occorre una presa di parola, forte e decisa... da parte nostra”
Il 15 febbraio scorso un gruppo di cittadini/e immigrati/e si è incontrato a Firenze, un appuntamento pubblico, perché eravamo e siamo convinti che solo a partire da un confronto e da una discussione seria sulla necessità di opporci, con determinazione, all’onda razzista, xenofoba e discriminatoria che il governo ha sapientemente alimentato con i suoi annunci, provvedimenti e decreti, potremo dare un senso alla protesta che giustamente viene da più parti in questo particolare momento. Non abbiamo dubbi che questa linea politica sia la continuazione di quanto posto in essere dai passati governi di centro sinistra e destra, che insieme hanno creduto che andare incontro alle richieste di quella parte della cittadinanza italiana, che si ritiene “doc” e guarda con disprezzo chi è diverso, fosse elettoralisticamente producente.
Questa politica del governo è fatta, anche, per disorientare il resto della popolazione italiana convincendola attraverso un bombardamento mediatico dell’esistenza di un terribile nemico facilmente individuabili tra i cittadini/e immigrati/e e cittadini rom. Abbiamo deciso a Firenze di rivederci a Roma per proseguire il nostro cammino, che parte da lontano: dall’esperienza nell’associazionismo, nei sindacati e anche nel percorso che alcuni di noi ha fatto nel CII (Comitato Immigrati in Italia). Ci siamo dati il compito di proseguire nel coinvolgimento di quella parte della cittadinanza che non ritiene umanamente accettabile il comportamento e le scelte del governo in materia di immigrazione, oltre al maggior numero possibile di immigrati/e.
Noi che, come i milioni di immigrati nel mondo, negli USA e nella fortezza Europa, abbiamo fatto nostro lo slogan: “qui siamo e qui rimaniamo”, siamo convinti che solo una presa di coscienza chiara e decisa potrà ridarci la forza per difendere la nostra dignità ed il ruolo che svolgiamo in questo paese, e crediamo sia giunta l’ora di chiamare gli immigrati/e e gli italiani/e antirazzisti/e a costruire resistenza, ad attrezzarci per difendere i nostri diritti, che sono i diritti di uomini e donne che non si arrendono alla marcia vergognosa di un governo che segrega, fa sparire, e condanna all’incertezza migliaia di persone, un governo che insiste nell'imporre il loro concetto di “italianità”.
La nostra proposta è questa: incontriamoci, parliamo, discutiamo del nostro futuro, insieme poniamo le basi per costruire la più ampia unità possibile di tutte e tutti gli immigrati/e, senza dimenticare che solo costruendo organizzazione e soggettività riusciremo a contrastare l’invisibilità, la clandestinità e saremo finalmente protagonisti della nostra vita, del nostro futuro, capaci di incidere in ambito sociale, economico e politico e di costruire alleanze e convivenza fraterna con i cittadini italiani. Riteniamo questo appuntamento, un passaggio decisivo, per decidere in forma assembleare e partecipata, quale organizzazione o soggetto, quali strumenti e quali metodologie usare per attuare le iniziative necessarie per ottenere, come cittadini immigrati, rispetto dei nostri diritti e garanzia di sicurezza e giustizia sociale per noi e per l’intera società, della quale siamo una parte importante.

E´ GIUNTA L’ORA DI AFFERMARE IL PROTAGONISMO SOCIALE E POLITICO
DEGLI IMMIGRATI E DELLE IMMIGRATE
ROMA 5 aprile 2009
ASSEMBLEA NAZIONALE
Dalle ore 10.00 alle ore 15.00
indirizzo: Via Galileo 57
(Vicinissimo Piazza Vittorio / stazione Termini)
Promuovono:
Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM – Ass. Todo cambia Milano – Comitato Immigrati Napoli – Ass. Dhuumcatu - Lega Albanesi Illiria – Ass. Filippini Roma – Comitato Immigrati Roma – Ass. Sunugal Milano - Ass Insieme per la Pace - Ass Mosaico Interculturale – Federazione Senegalesi della Toscana – SdL intercategoriale - Ass. FOCSI (Roma); Ass. Bangladesh (Roma); Uai (Como); Centro delle culture (Milano); Ass. Punto di partenza; Movimento lotta per la casa (Firenze); Ass. El Mastaba (Firenze); Ass. Arcobaleno (Riccione); Sunugal (Milano); FAT; Studio 3R di mediazione; Centro delle culture (Firenze); Andres Barreto (Roma); Vojslao Stojanovrc (resp. Immigrazione PRC-Torino); Mohamed Badaoui – ass. interculturale Todo Cambia (Milano)...

giovedì 19 marzo 2009

LETTERA APERTA

Firenze, 02 marzo 2009

LETTERA APERTA


Al Presidente Camera dei Deputati
On. Gianfranco FINI


Ai Vice Presidenti
On. Rosy BINDI
On. Rocco BUTTIGLIONE
On. Antonio LEONE
On. Maurizio LUPI

e.p.c.
ai Deputati Capogruppo dell’opposizione

Onorevoli Deputati,

noi, organizzazioni e persone firmatarie, riunitesi in assemblea a Firenze lo scorso 15 febbraio, abbiamo deliberato di manifestarvi attraverso questo mezzo la nostra preoccupazione e la nostra indignazione per le conseguenze pratiche e per la lesione al Diritto che comporterebbe l’applicazione delle norme contenute nei recente provvedimenti del Governo in materia di pubblica sicurezza.

Dalle misure dei decreti si desume una visione esclusivamente problematica, patologica, nemica, di un fenomeno sociale naturale, quale è quello dell’immigrazione. Tutti i provvedimenti finora adottati del governo sono punitivi fino all’inverosimile, come a significare che i quattro milioni di migranti che viviamo in questo Paese fossimo, in modo anch’esso naturale, tendenzialmente delinquenti; e il resto della popolazione indifese vittime di questi barbari predatori e criminali.

Occorre ricordare, per esempio, quanto l’introduzione di misure come il “contratto di soggiorno”, nonostante l’ambigua retorica che sottende la sua motivazione, abbia spinto migliaia di migranti regolarmente soggiornanti da lungo tempo, all’irregolarità, a causa della precarizzazione del mondo del lavoro. Tale misura ha altresì comportato un aumento smisurato del lavoro delle questure, dovuto alla diminuzione della durata del permesso di soggiorno. Logica vorrebbe che si affrontasse questo problema, se non altro per dare un minimo di efficienza alla macchina statale.


Illustriamo questo tipo di situazione, che attiene soltanto all’ambito dell’efficienza amministrativa, dato che il clima di criminalizzazione e persecuzione, creato dal governo, porterebbe a considerare come pura utopia, interventi di civiltà e diritti quali, per citarne alcuni, la modifica inclusiva della legge sulla cittadinanza, il diritto di voto, l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione.

Con il pretesto della deterrenza per fermare l’immigrazione clandestina, è stato previsto un complesso di provvedimenti tanto oppressivi e incostituzionali quanto inutili nella pratica.
La clandestinità, signori onorevoli, è il prodotto della quasi totale inesistenza di canali di ingresso legale. Far diventare reato l’ingresso clandestino, già considerato una violazione amministrativa; comporta un grave colpo alla costituzione, perché porta a punire la persona in quanto tale, per quello che è; non per il suo eventuale comportamento deviante.
La clandestinità come aggravante straccia il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge: forse che la condizione giuridica di queste e questi cittadini li faccia divenire una sottospecie?
Il fermo nei cpt che di per se è incostituzionale, oggi con l’aumento della permanenza in tali centri significa perseverare nell’errore, nella punizione di quelli che sono nati nei posti sbagliati, nell’inutilità e assurdità dell’azione dello Stato. Sia per quanto riguarda i principi, ossia la detenzione in assenza di reato, sia per quanto riguarda la funzionalità del sistema. Il rapporto della Commissione De Mistura ha illustrato che, nel 2006, gli stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno transitati nei cpt sono stati 22mila, 8mila dei quali identificati e di questi 6mila gli espulsi. Ha sottolineato inoltre che per il 60% si è trattato di persone che avevano già scontato delle condanne, e non sono state identificate in carcere, e di lavoratrici della cura. Questi dati dimostrano quanto siano inutili queste strutture per affrontare le questioni dichiarate: a dispetto della realtà il governo insiste nell’ aumentarne il numero e, quello che è peggio, nell’aumentare il tempo di detenzione amministrativa.
È evidente, onorevoli deputati, che la clandestinità è necessaria ad un mondo di economia sommersa tollerata dal governo, di fronte alla quale non è stato emesso provvedimento alcuno. Come se questo tipo di economia illegale e il mantenimento di manodopera vulnerabile e ricattabile fossero funzionali al sistema, fondato sulla supremazia del profitto rispetto al diritto della persona che quel profitto crea con il proprio lavoro.

Il carattere persecutorio delle politiche dell’attuale governo è tale che non si limita a punire coloro per i quali il ministro titolare ha fatto richiamo alla cattiveria; ma diventano vittime della mannaia securitaria anche i “buoni”, quelli che si vogliono “integrare”, quelli che contribuiscono al PIL in misura superiore a quanto viene loro devoluto in servizi.

In un Paese dove ancora oggi si nasce stranieri, la mancanza di possibilità di riconoscimento dei figli nati da donne in condizioni di irregolarità, oltre alla stranierità eterna, creerà una ulteriore sottospecie di persone; non soltanto nati stranieri, ma figli di nessuno.
I limiti alla iscrizione anagrafica basati sul reddito, introducono un criterio censuale nell’accesso ai diritti fondamentali. Data la centralità della residenza nella vita dei cittadini, il diniego di iscrizione ai registri comunali emarginerà ulteriormente migliaia di persone, con risultati catastrofici su tutti i piani.
Abitare in una casa idonea è un diritto. Com’è possibile che l’impossibilità di accesso ad un’abitazione dignitosa, per noi diventi ancora di più un dovere, e che siamo puniti con la pena dell’inesistenza giuridica e tutto quello che ne consegue, quando non “ottemperiamo”?

Tutto un complesso di misure che costituiscono le trame del tessuto fumogeno su cui poggia l’azione dell’attuale governo. Con uno spostamento del centro dei problemi veri che affliggono la nazione, attraverso il governo della paura, politicamente costruita, sulla quale parte consistente del governo si è conquistata il consenso.

L’utilizzo in chiave “etnica” dei condannabili episodi di violenza contro le donne, è una grave offesa alle donne stesse, perché sorvola il vero problema: l’aggressione maschile contro il corpo delle donne che, da fatto in grande prevalenza familiare e comunque trasversale a tutti i parametri sociali, culturali e geografici, diventa strumento di propaganda politica quando l’aggressore è straniero.

Non sfugge a nessuno che la condizione di vulnerabilità dei migranti ci rende i soggetti preposti a pagare per primi l’attuale crisi economica: siamo i primi ad essere licenziati, i primi a finire in cassa integrazione. Con il licenziamento si rischia il rinnovo del documento al quale è appesa la nostra vita, il permesso di soggiorno, e come conseguenza rischiamo la detenzione amministrativa e infine l’espulsione. Diteci signori onorevoli cosa c’è di giusto, di razionale, di logico in tutto questo. Abbiamo sperato che un provvedimento che ammortizzi tale ingiustizia fosse stato almeno pensato da qualche nostro legislatore.

Le ronde rappresentano l’abdicazione delle istituzioni a governare i fantasmi, nonché una vera delegittimazione degli organi preposti, formati e remunerati dall’intero Paese, noi compresi, per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica per tutte e tutti.

Richiamiamo l’attenzione del Parlamento, attraverso le sue più alte cariche, affinché i legislatori e le legislatrici utilizzino gli strumenti che consente loro la legge per arrestare questa deriva politico- culturale, dai nefasti effetti materiale su milioni di persone che, come noi, qui hanno scelto di vivere, di contribuire, di riprodursi. Si tratta di una questione di civiltà, nella patria del diritto. La definizione politica che regola il vivere fra esseri umani non può essere lasciata completamente in mano di chi predica la xenofobia, il razzismo, l’odio nei confronti dei capri espiatori, solleticando i più basi istinti di quella parte della popolazione indigena più ai margini e con meno strumenti di decodifica.

Ci appelliamo a voi perché riteniamo che non possiate non rispondere alla vostra coscienza e alla vostra responsabilità. Non potete continuare ad agire con indifferenza di fronte allo scempio della civiltà e del diritto prodotto dal libero sfogo della sciovinismo dell’opulenza leghista, che miete vittime sprovviste di qualsiasi strumento istituzionale di difesa.

Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM – Ass. Todo cambia Milano – Comitato Immigrati Napoli – Ass. Dhuumcatu - Lega Albanesi Illiria – Ass. Filippini Roma – Comitato Immigrati Roma – Ass. Sunugal Milano - Ass Insieme per la Pace - Ass Mosaico Interculturale – Federazione Senegalesi della Toscana – Associazione Punto di Partenza - Associazione Centro delle Culture Firenze – Associazione El Mastaba – Comitato Immigrati Roma

Farhia Aidid Aden, Mohamed Badaoui, Andres Barreto, Hamdy Bhaloul, Jorge Carazas, Mercedes Cuenca, Pape Diaw, Raschid Fenakovi, Mercedes Frias, Edgar Galiano, Dirne Gora, Modou Gueye, Salah Ibrahim, Assane Kebe, Gladys Levano, Papa Mashamba, Shi Shi Mien, Nowfer Mohiden, Karim Mridha, Siddique Nure Alam, Amin Nurul, Edda Pando, Roberto Reyes, Younes Rhouma Roger, Sessou Quassi, Abou Soumahoro, Brahim souqi, Vojslao Stojanovrc, Miriam, Riadh Zaghdane

Rete di urgenza contro il razzismo

Report riunione 26 febbraio tenutasi a Lunaria per una rete di urgenza contro il razzismo
 
Presenti: Alessia Montuori e Silvia Senzaconfine, Alfredo Zolla CGIL, Andres Barreto, Annamaria Rivera, Claudio Graziano Arci Roma , Grazia Naletto Lunaria, Hamadi Zribi R.C., Emilio Perucci Centri Servizi Immigrati Provincia di Roma, Claudio Meloni, Vivi Valente Servizio Legale Immigrati
 
Hanno mostrato interesse all’iniziativa pur non potendo partecipare: mediazione sociale (esquilino), casa dei diritti sociali, nodi, associazione prezzemolo (esquilino), associazione genitori della scuola di donato (esquilino); gli avvocati Luca Santini, Andrea Volpini, Simonetta Crisci.
 
La riunione era stata convocata per discutere la possibilità di costituire una rete di urgenza contro il razzismo con funzioni di informazione, denuncia e tutela contro abusi, atti, comportamenti razzisti tramite la realizzazione di:
- il testo di un volantino contenente nomi, indirizzi, orari, telefoni e mail di contatto delle associazioni/centri sociali//sportelli già esistenti disponibili ai quali è possibile segnalare abusi, discriminazioni, atti, comportamenti e aggressioni razziste;
- l’individuazione di 3-4 avvocati disponibili a redigere un vademecum simile a quello preparato da arci e naga di milano;
- la realizzazione di una campagna di informazione diffusa nei quartieri in cui siamo presenti
- l'invio di un messaggio in rete che chiede a qualsiasi persona disponibile di darci una mano nella campagna di informazione;
- la comunicazione alla stampa dell’iniziativa.
 
Nel corso della riunione è emerso quanto segue:
-       esigenza di promuovere una campagna informativa che affronti contestualmente il tema della difesa dei diritti degli immigrati e della lotta al razzismo e quello della “sicurezza sociale (lavoro, abitazione, diritti civili) per tutti;
-       l’esigenza di veicolare messaggi immediatamente comprensibili e che puntino alla responsabilizzazione individuale di qualsiasi cittadino democratico e antirazzista. Si è rinviato ad esempio al vecchio slogan di sos racisme, touche pas mon pote
-       la campagna dovrebbe inoltre rendere visibili e denunciare le violazioni che attualmente stanno avvenendo presso alcuni servizi pubblici (es. asl, negazione iscrizioni anagrafe, negazioni di autorizzazioni al matrimonio per persone prive di permesso di soggiorno) che tendono ad applicare norme non ancora entrate in vigore;
-       sono stati ipotizzati diversi strumenti di comunicazione (volantini, vademecum, manifesti, giornalini, face book) da diffondere nel corso di presidi e banchetti su strada;
-       è stato inoltre posto il tema di un intervento che coinvolga anche le scuole dove il tema della “separazione” tra alunni italiani e stranieri sta mettendo a rischio la stessa esistenza di alcuni istituti (cfr. Scuola Pisacane a Tor Pignattara);
-       è stata posta l’esigenza di reagire alle campagne stampa stimolando interventi sui siti che ormai consentono l’inserimento di commenti dei lettori agli articoli pubblicati.
 
Si è concordato di privilegiare un approccio operativo, di procedere per piccole tappe e su obiettivi specifici:
-       di attivare tutti i contatti possibili per allargare il numero di associazioni e singoli che possono essere coinvolti nella rete di urgenza raccogliendo indirizzi, numeri di telefono, orari di apertura, referenti che possono essere diffusi per favorire la segnalazione di abusi, atti, comportamenti, violenze razziste;
-       di aggiornare, grazie alla collaborazione degli avvocati disponibili, il testo del vademecum prodotto a Milano;
-       di convocare entro 15 giorni un incontro più allargato in cui discutere le modalità e le iniziative da promuovere a breve.
 
Il report della riunione, una volta condiviso, viene diffuso ai soggetti invitati e alle associazioni che hanno mostrato un interesse all’iniziativa.
 

EL SALVADOR: Ganó el pueblo

EL SALVADOR: Ganó el pueblo
Nidia Díaz
2009-03-16
La victoria del candidato del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN), Mauricio Funes en la contienda presidencial del 15 de marzo último no sólo expresa la culminación de un proceso de acumulación de fuerzas y concientización de la izquierda y el pueblo salvadoreño sino el hecho irreversible de que el tiempo de cambio en Centroamérica llegó para quedarse.
A pesar de la feroz campaña en contra del Frente, Mauricio Funes logró poner fin a dos décadas de gobiernos entreguistas y neoliberales salidos de las filas de la derechista Alianza Republicana Nacionalista (ARENA), al alzarse con el 51,27% de los sufragios frente al 48,73% de su adversario Rodrigo Avila, quien no tuvo otra alternativa que aceptar la derrota en unos comicios en los que votó más del 60% del electorado.
A diferencia del Partido contrincante y de los del mismo corte que se le sumaron en un "todo contra uno" para evitar el triunfo de la izquierda, el electo Presidente reiteró al ser proclamado oficialmente como el vencedor de la justa que su Gobierno "estará animado por el espíritu de la unidad nacional y ello exige dejar de lado la confrontación y el revanchismo".
Dejó claro, eso sí que "nadie puede tomar la patria como bien propio, nos pertenece a todos", al tiempo que subrayó que será "el Presidente de la justicia social y del cambio seguro. Quiero ser el verdadero Presidente de la verdadera reconstrucción del país que comienza con la reconstrucción de las personas".
No dejó pasar por alto el hecho de que, según dijo, El Salvador haya "vencido al miedo" en una clara alusión a las campañas realizadas por la derecha nacional e internacional para impedir un triunfo de la izquierda y del FMLN, particularmente.
Tanto es así que mientras Rodrigo Avila reconocía su derrota, —flanqueado por el presidente saliente, Antonio Saca, y sus predecesores en el cargo, Alfredo Cristiani (1989-1994), Armando Calderón (1994-1999) y Francisco Flores (1999-2004) en la tribuna ubicada frente a la sede del partido—, la militancia de Arena coreaba su himno con frases como "patria sí, comunismo no" y "El Salvador será la tumba donde los rojos terminarán".
Situación que adelanta la postura que adoptará la derecha política y económica salvadoreña a partir de su nueva condición de oposición en la que, sin duda, contarán con el apoyo de intereses estadounidenses que se resistirán a haber perdido al más fiel y servil lacayo con el que contaban en Centroamérica.
La victoria del FMLN adquiere mayor trascendencia por haberla conquistado en un momento de profundas transformaciones en una región en la que de la mano de otros gobiernos de corte nacionalista, progresistas y revolucionarios se construye sobre la base de la cooperación sin condicionamientos políticos, un nuevo tipo de integración y solidaridad para poder hacer frente a la crisis económica mundial que tiene entre sus principales víctimas a las naciones donde el neoliberalismo clavó sus garras y, hay que recordarlo constituye el epílogo de décadas de resistencia y de lucha de un pueblo que aportó miles de vidas humanas para hacer realidad este momento con el que deberá iniciarse la transformación del país en beneficio de todos.
La tarea no será fácil. El Frente hereda un país que tiene a más de la mitad de su población sumida en la pobreza y de ella la mayoría en condiciones de pobreza extrema. Tiene a su favor el saldo favorable de haber alcanzado importantes cuotas de poder a nivel regional, municipal y legislativo como consecuencia de las elecciones que en ese aspecto tuvieron lugar en enero último y que lo convirtieron en la primera fuerza política del país.
En el empeño de hacer de El Salvador la Patria de todos y avanzar hacia el logro de una economía próspera y dinámica con la justicia social como pilar fundamental, el FMLN en el poder tendrá que lidiar con un enemigo que no le dará tregua. No es ocioso recordar que ARENA, fundada en 1981 a la sombra del mandato yanqui de Ronald Reagan, tuvo como creador reconocido al fallecido Roberto D´Aubuisson, entonces oficial del ejército salvadoreño y considerado inspirador del asesinato del obispo de San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, recordado defensor de los derechos humanos y figura emblemática de la teología de la liberación. Este grupo mostró desde sus inicios la vocación inalterable de extrema derecha en los países latinoamericanos, pero en esta ocasión con mayor grado de ferocidad y crueldad: escuadrones de la muerte, vínculos empresariales , estrecha relación con el Partido Republicano y el llamado Instituto Republicano Internacional de Estados Unidos y relaciones carnales de cooperación y apoyo con la mafia terrorista cubano-americana de Miami, que convirtieron a El Salvador en una de sus toleradas y privilegiadas base de operaciones contra Cuba y madriguera del criminal Luis Posada Carriles.
Los salvadoreños han votado mayoritariamente por el cambio y la esperanza. Esa y no otra será la carta de triunfo del nuevo presidente Mauricio Funes. En la medida que avance en la puesta en marcha de su programa de campaña sobre la base de las particularidades y necesidades de su pueblo, encontrará sin duda el apoyo de otros gobiernos que como el que proclama, han hecho de la soberanía nacional, la inclusión social y la integración regional las bases inconmovibles de un nuevo modelo de sociedad en el que definitivamente se salde la deuda social que por siglos fue impuesta a
Esta vez, el FMLN no estará solo