giovedì 19 marzo 2009

LETTERA APERTA

Firenze, 02 marzo 2009

LETTERA APERTA


Al Presidente Camera dei Deputati
On. Gianfranco FINI


Ai Vice Presidenti
On. Rosy BINDI
On. Rocco BUTTIGLIONE
On. Antonio LEONE
On. Maurizio LUPI

e.p.c.
ai Deputati Capogruppo dell’opposizione

Onorevoli Deputati,

noi, organizzazioni e persone firmatarie, riunitesi in assemblea a Firenze lo scorso 15 febbraio, abbiamo deliberato di manifestarvi attraverso questo mezzo la nostra preoccupazione e la nostra indignazione per le conseguenze pratiche e per la lesione al Diritto che comporterebbe l’applicazione delle norme contenute nei recente provvedimenti del Governo in materia di pubblica sicurezza.

Dalle misure dei decreti si desume una visione esclusivamente problematica, patologica, nemica, di un fenomeno sociale naturale, quale è quello dell’immigrazione. Tutti i provvedimenti finora adottati del governo sono punitivi fino all’inverosimile, come a significare che i quattro milioni di migranti che viviamo in questo Paese fossimo, in modo anch’esso naturale, tendenzialmente delinquenti; e il resto della popolazione indifese vittime di questi barbari predatori e criminali.

Occorre ricordare, per esempio, quanto l’introduzione di misure come il “contratto di soggiorno”, nonostante l’ambigua retorica che sottende la sua motivazione, abbia spinto migliaia di migranti regolarmente soggiornanti da lungo tempo, all’irregolarità, a causa della precarizzazione del mondo del lavoro. Tale misura ha altresì comportato un aumento smisurato del lavoro delle questure, dovuto alla diminuzione della durata del permesso di soggiorno. Logica vorrebbe che si affrontasse questo problema, se non altro per dare un minimo di efficienza alla macchina statale.


Illustriamo questo tipo di situazione, che attiene soltanto all’ambito dell’efficienza amministrativa, dato che il clima di criminalizzazione e persecuzione, creato dal governo, porterebbe a considerare come pura utopia, interventi di civiltà e diritti quali, per citarne alcuni, la modifica inclusiva della legge sulla cittadinanza, il diritto di voto, l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione.

Con il pretesto della deterrenza per fermare l’immigrazione clandestina, è stato previsto un complesso di provvedimenti tanto oppressivi e incostituzionali quanto inutili nella pratica.
La clandestinità, signori onorevoli, è il prodotto della quasi totale inesistenza di canali di ingresso legale. Far diventare reato l’ingresso clandestino, già considerato una violazione amministrativa; comporta un grave colpo alla costituzione, perché porta a punire la persona in quanto tale, per quello che è; non per il suo eventuale comportamento deviante.
La clandestinità come aggravante straccia il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge: forse che la condizione giuridica di queste e questi cittadini li faccia divenire una sottospecie?
Il fermo nei cpt che di per se è incostituzionale, oggi con l’aumento della permanenza in tali centri significa perseverare nell’errore, nella punizione di quelli che sono nati nei posti sbagliati, nell’inutilità e assurdità dell’azione dello Stato. Sia per quanto riguarda i principi, ossia la detenzione in assenza di reato, sia per quanto riguarda la funzionalità del sistema. Il rapporto della Commissione De Mistura ha illustrato che, nel 2006, gli stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno transitati nei cpt sono stati 22mila, 8mila dei quali identificati e di questi 6mila gli espulsi. Ha sottolineato inoltre che per il 60% si è trattato di persone che avevano già scontato delle condanne, e non sono state identificate in carcere, e di lavoratrici della cura. Questi dati dimostrano quanto siano inutili queste strutture per affrontare le questioni dichiarate: a dispetto della realtà il governo insiste nell’ aumentarne il numero e, quello che è peggio, nell’aumentare il tempo di detenzione amministrativa.
È evidente, onorevoli deputati, che la clandestinità è necessaria ad un mondo di economia sommersa tollerata dal governo, di fronte alla quale non è stato emesso provvedimento alcuno. Come se questo tipo di economia illegale e il mantenimento di manodopera vulnerabile e ricattabile fossero funzionali al sistema, fondato sulla supremazia del profitto rispetto al diritto della persona che quel profitto crea con il proprio lavoro.

Il carattere persecutorio delle politiche dell’attuale governo è tale che non si limita a punire coloro per i quali il ministro titolare ha fatto richiamo alla cattiveria; ma diventano vittime della mannaia securitaria anche i “buoni”, quelli che si vogliono “integrare”, quelli che contribuiscono al PIL in misura superiore a quanto viene loro devoluto in servizi.

In un Paese dove ancora oggi si nasce stranieri, la mancanza di possibilità di riconoscimento dei figli nati da donne in condizioni di irregolarità, oltre alla stranierità eterna, creerà una ulteriore sottospecie di persone; non soltanto nati stranieri, ma figli di nessuno.
I limiti alla iscrizione anagrafica basati sul reddito, introducono un criterio censuale nell’accesso ai diritti fondamentali. Data la centralità della residenza nella vita dei cittadini, il diniego di iscrizione ai registri comunali emarginerà ulteriormente migliaia di persone, con risultati catastrofici su tutti i piani.
Abitare in una casa idonea è un diritto. Com’è possibile che l’impossibilità di accesso ad un’abitazione dignitosa, per noi diventi ancora di più un dovere, e che siamo puniti con la pena dell’inesistenza giuridica e tutto quello che ne consegue, quando non “ottemperiamo”?

Tutto un complesso di misure che costituiscono le trame del tessuto fumogeno su cui poggia l’azione dell’attuale governo. Con uno spostamento del centro dei problemi veri che affliggono la nazione, attraverso il governo della paura, politicamente costruita, sulla quale parte consistente del governo si è conquistata il consenso.

L’utilizzo in chiave “etnica” dei condannabili episodi di violenza contro le donne, è una grave offesa alle donne stesse, perché sorvola il vero problema: l’aggressione maschile contro il corpo delle donne che, da fatto in grande prevalenza familiare e comunque trasversale a tutti i parametri sociali, culturali e geografici, diventa strumento di propaganda politica quando l’aggressore è straniero.

Non sfugge a nessuno che la condizione di vulnerabilità dei migranti ci rende i soggetti preposti a pagare per primi l’attuale crisi economica: siamo i primi ad essere licenziati, i primi a finire in cassa integrazione. Con il licenziamento si rischia il rinnovo del documento al quale è appesa la nostra vita, il permesso di soggiorno, e come conseguenza rischiamo la detenzione amministrativa e infine l’espulsione. Diteci signori onorevoli cosa c’è di giusto, di razionale, di logico in tutto questo. Abbiamo sperato che un provvedimento che ammortizzi tale ingiustizia fosse stato almeno pensato da qualche nostro legislatore.

Le ronde rappresentano l’abdicazione delle istituzioni a governare i fantasmi, nonché una vera delegittimazione degli organi preposti, formati e remunerati dall’intero Paese, noi compresi, per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica per tutte e tutti.

Richiamiamo l’attenzione del Parlamento, attraverso le sue più alte cariche, affinché i legislatori e le legislatrici utilizzino gli strumenti che consente loro la legge per arrestare questa deriva politico- culturale, dai nefasti effetti materiale su milioni di persone che, come noi, qui hanno scelto di vivere, di contribuire, di riprodursi. Si tratta di una questione di civiltà, nella patria del diritto. La definizione politica che regola il vivere fra esseri umani non può essere lasciata completamente in mano di chi predica la xenofobia, il razzismo, l’odio nei confronti dei capri espiatori, solleticando i più basi istinti di quella parte della popolazione indigena più ai margini e con meno strumenti di decodifica.

Ci appelliamo a voi perché riteniamo che non possiate non rispondere alla vostra coscienza e alla vostra responsabilità. Non potete continuare ad agire con indifferenza di fronte allo scempio della civiltà e del diritto prodotto dal libero sfogo della sciovinismo dell’opulenza leghista, che miete vittime sprovviste di qualsiasi strumento istituzionale di difesa.

Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM – Ass. Todo cambia Milano – Comitato Immigrati Napoli – Ass. Dhuumcatu - Lega Albanesi Illiria – Ass. Filippini Roma – Comitato Immigrati Roma – Ass. Sunugal Milano - Ass Insieme per la Pace - Ass Mosaico Interculturale – Federazione Senegalesi della Toscana – Associazione Punto di Partenza - Associazione Centro delle Culture Firenze – Associazione El Mastaba – Comitato Immigrati Roma

Farhia Aidid Aden, Mohamed Badaoui, Andres Barreto, Hamdy Bhaloul, Jorge Carazas, Mercedes Cuenca, Pape Diaw, Raschid Fenakovi, Mercedes Frias, Edgar Galiano, Dirne Gora, Modou Gueye, Salah Ibrahim, Assane Kebe, Gladys Levano, Papa Mashamba, Shi Shi Mien, Nowfer Mohiden, Karim Mridha, Siddique Nure Alam, Amin Nurul, Edda Pando, Roberto Reyes, Younes Rhouma Roger, Sessou Quassi, Abou Soumahoro, Brahim souqi, Vojslao Stojanovrc, Miriam, Riadh Zaghdane

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